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Le esperienze del passato e le incertezze del presente
5 aprile 2017
Imprenditori si nasce o si diventa? È vero, può sembrare l’inizio di un discorso retorico, ma non lo è. La domanda è motivata perché se è esistito un tempo nel quale il fiuto per gli affari bastava da sé a decretare il successo, ora non è più così. Imprenditori, nel senso di un certo talento che precede l’età della ragione, si può nascere. Ma il talento da solo non basta. Occorrono anche altre risorse per diventare un vero un imprenditore. Il collegamento da una riva all’altra cammina lungo il ponte delle competenze, le expertise. Sì ma quali? Non c’è un navigatore satellitare che ci porti diritti alla meta. Scordatevi i bignami che banalizzano la formula di azzeramento del rischio. Tuttavia orientarsi è possibile. Di questi e di altri temi si occupa il CRIMPI – Centro di Ricerca su Imprenditorialità e Piccole-Medie Imprese, recentemente costituito presso l’Università di Urbino.
“Il Centro – spiega la professoressa Francesca Cesaroni, che ne è la coordinatrice – nasce dalla volontà di valorizzare e promuovere l’attività di studio e ricerca dei numerosi docenti e ricercatori dell’Ateneo che da anni si occupano dei comportamenti e dei processi di gestione e governo delle piccole e medie imprese. L’obiettivo principale è quello di stimolare lo sviluppo di questo filone tematico attraverso nuovi progetti di ricerca, seminari, workshop, convegni, conferenze e iniziative formative. Il CRIMPI sarà anche un’occasione di dialogo e confronto che coinvolgerà esperti e professionisti, italiani o esteri, chiamati a riflettere insieme sull’imprenditorialità e sui problemi riguardanti la gestione delle piccole-medie imprese”.
Il primo appuntamento si è tenuto il 5 aprile 2017, con il convegno Imprenditori di ieri e di oggi: le esperienze del passato e le incertezze del presente, che si è svolta presso il Dipartimento di Economia, Società e Politica di Urbino.
Il tema dell’imprenditorialità rappresenta da sempre una risorsa fondamentale per lo sviluppo dei sistemi economici, contribuisce a favorire la diffusione dell’innovazione, a sostenere la crescita e a promuovere la creazione di nuovi posti di lavoro. Tuttavia in Italia permane la difficoltà di competere con i principali Paesi europei. Il convegno è stato organizzato in due sessioni pomeridiane: nella prima parte, sono stati coinvolti imprenditori senior, junior e coloro che si stanno lanciando nel mondo dell’imprenditorialità, i quali hanno fornito il loro contributo esperienziale. Nella seconda parte invece, sono stati coinvolti i consulenti e gli operatori nel campo delle startup, dove si è tenuto l’intervento sulle startup e sul Business Angel, di Gerardo Urti, CEO di GU Capital.
“Il Business Plan – spiega il Dott. Urti - è un documento complesso, che viene arricchito da molte pagine di analisi e previsioni, tuttavia, data la natura e la complessità del Business Plan, questo mal si adatta alla funzione di pianificazione strategica. Il Business Model Canvas, invece, è un modello dove si possono apportare modifiche, fare test ed osservare come risponde tutto il sistema, è abbastanza semplice e più veloce: basta spostare un “post-it” per rivedere la strategia aziendale. Per questo motivo, si consiglia di considerare il Business Plan come un documento “a consuntivo” che deve essere redatto, solo dopo aver validato il proprio modello di business. In questo modo svolgerà a pieno la sua funzione, soprattutto se ci preoccupiamo di adattarlo a seconda del pubblico che dovrà leggerlo (banche, Business Angels, venture capitalist, partners, futuri soci, etc.). Dovete sapere inoltre - rivolgendosi ai partecipanti - che il mercato sta diventando sempre più dinamico e, quindi se avete delle idee “innovative” di qualsiasi genere: come un App o un servizio non aspettate che sia perfetto, a scapito di un lungo periodo di tempo per l’entrata nel mercato, perché ci sarà sempre qualcuno nel resto del mondo che sta facendo probabilmente la stessa cosa”.